Loredana Atzei è una fumettista, illustratrice, sceneggiatrice, cosplayer appassionata di Comics, Manga/Anime, Hard-boiled e Fantascienza. Questa è la sua intervista.
1 ) Ciao Loredana, innanzi tutto grazie e benvenuta tra le pagine di questo umile blog. Domanda di rito: da dove nasce la tua passione per il disegno, i fumetti e la narrazione?
Ciao Nicola. Innanzitutto ti ringrazio per il tuo invito e rispondo subito alla tua domanda.
La mia passione nasce dai Manga. Faccio parte di quella generazione che ha sempre desiderato pilotare un robot gigante, rubare il diamante più grande del mondo, o fare il cacciatore di taglie. La scrittura e il disegno permettono di realizzare tutto questo, e anche di più.
Successivamente mi sono appassionata di cinema e questa passione mi ha indirizzato verso un corso da camera-man dove ho studiato (tra le altre materie) sceneggiatura, teoria della comunicazione e movimenti macchina.
Ho imparato anche come si realizza uno story-board, e questo è importante sia nel cinema così come nel fumetto. Tanto che alla fine penso che il fumetto sia solo un film con un budget ridotto. Come disegnatore posso scegliere il cast, la storia, l’ambientazione. Sono un regista che invece della telecamera sulla spalla ha una matita e dei pennelli in mano. E questo è assolutamente fantastico. Infine sono approdata al Centro Internazionale del fumetto di Cagliari diretto da Bepi Vigna e lì mi sono dedicata anche allo studio della tecnica del fumetto realista.
2) Quali sono le storie e le tematiche che più di altre preferisci rappresentare?
Mi piacciono le storie Hard-boiled con personaggi che parlano poco, agiscono molto, e spesso fanno parlare le loro rivoltelle. Non mi piacciono i personaggi stereotipati. Mi piace sempre che ci sia un margine di incertezza su chi sono. Nessuno è mai sempre buono o sempre cattivo. Ed è in questa zona d’ombra che nascono le storie interessanti.
In questo senso mi sono divertita molto quando cominciavo a esercitarmi con le fan-art di Cowboy Bebop: un anime che ritengo un capolavoro di scrittura, disegno, tecnica e con una colonna sonora straordinaria.
3) Quali tra le tue realizzazioni preferisci o sei particolarmente affezionata?
Sono affezionata a tutti i miei lavori. Soprattutto quelli per i quali ho scritto anche la sceneggiatura. Quando si scrive è inevitabile immergersi in quelle atmosfere che si sta cercando di ricreare e nei personaggi ai quali si cerca di dare vita ed è indubbio che qualcosa di loro mi rimanga attaccata addosso.
Per poter essere credibile bisogna arrivare a pensare e ad agire come i personaggi.
Mi è successo così ad esempio con “A ritmo di Galop” in cui ho raccontato la vita di Ernesto Becucci. Quando si affronta un personaggio storico sento la necessità di non tradirlo, di non mettergli in bocca parole che non siano plausibili, e di non fargli fare mai qualcosa che non avrebbe mai fatto. Questa è per me una regola fondamentale. Avere rispetto dei personaggi e della storia sempre. Sia che si tratti di personaggi reali sia inventati.
La natura del personaggio non deve mai essere tradita.
Su questo punto io e Giuseppe Ruiu eravamo d’accordo.
Lui è stato lo sceneggiatore della storia “La fuga delle beffe” che racconta dell’evasione di Emilio Lussu dall’Isola di Lipari che è stata premiata al prestigioso Premio Lussu di Cagliari. Ecco, a questo lavoro sono profondamente legata perché realizzato con la complicità di un amico e perché trattava di una storia dove c’era tutto: ideali, avventura, amicizia, umorismo, sogni.
Il suo modo di costruire una sceneggiatura era non solo cinematografico ma molto particolareggiato. Da un punto di vista puramente tecnico invece credo che “L’Ultimo Borg”, edito dallo STIC con la sceneggiatura di Andrea Laprovitera, sia il fumetto che più di tutti mi ha permesso di mostrare le mie abilità con la china. Ci sono delle scene di combattimento nello spazio tra astronavi che sono tra i disegni più belli che io abbia mai fatto. Non tutto è perfetto ma ci sono due o tre tavole in cui non cambierei una virgola.
E poi ci sono le illustrazioni per il libro musicale “Le voyage d’Astrale” scritto da Jean Felix Lalanne. Un viaggio meraviglioso nella fantasia. Qui mi sono davvero divertita molto.
Inoltre ho l'onore di far parte del gruppo di autori del libro "Vintageverse - Storie di supereroi made in Italy" a cura di Giuseppe Cozzolino.
4) Preferisci il disegno tradizionale, digitale o entrambi? Quali sono i tuoi “ferri del mestiere”?
Il mio disegno è assolutamente tradizionale. Parto sempre da disegno a matita e inchiostrazione al tavolo luminoso. La tecnica di colorazione invece cambia a seconda del progetto. Per un fumetto la tavola in bianco e nero viene scannerizzata a 300 dpi e poi colorata con Photoshop. Alla fine sempre con Photoshop aggiungo i baloon e i testi.
Invece per le illustrazioni posso scegliere se colorare con l’acquarello, con olio o acrilici. Tutto dipende da ciò che voglio ottenere.
5) Quali sono le opere che ti hanno maggiormente formato, sia dal punto di vista visuale che letterario?
Lupin III prima di tutto. Poi Mulko, Villagran, Breccia, Mandrafina, Salinas e tanti altri che hanno lavorato per Lanciostory e Skorpio. E ritengo Robin Wood come uno dei più grandi sceneggiatori di sempre.
Parliamo di autori che hanno dato vita a personaggi straordinari come Dago, Nippur di Lagash, Savarese. Attualmente il mio disegnatore preferito è Dave Stevens che con Rocketeer ha dipinto meravigliosamente gli anni ‘30. Il suo è uno stile decisamente cinematografico ed è anche quello che più mi piace.
Dal punto di vista letterario credo che il libro da cui partire sia l’Odissea, perché qui c’è tutto, e Ulisse è un personaggio che mi ha sempre affascinato.
Il Lupin di Maurice Leblanc e il Conte di Montecristo sono due libri fondamentali per comprendere l’ingegno e la natura umana. E Poi Asimov che per me rimane uno dei più grandi scrittori di fantascienza.
6) Raccontaci di Gaurru Z, il fumetto realizzato insieme all’indimenticabile Giuseppe Ruju. Come ha avuto origine questo progetto?
Era una Pasquetta. Io stavo studiando a casa mia mentre Giuseppe Ruiu e Antonio Porcu si erano incontrati per festeggiare.
A sera inoltrata Antonio mi telefona e mi racconta che loro due hanno passato la giornata a parlare di questo robottone gigante e di tutti i personaggi coinvolti. Il racconto era talmente particolareggiato che io ho detto: “perché non ne facciamo un fumetto?” A Luglio ci siamo incontrati e in un paio d’ore, dopo un’abbondante libagione, abbiamo realizzato lo story board. Era nato Gaurru Z.
7) A partire dal suo nome, Gaurru Z denota un forte legame con la cultura e la storia della Sardegna. Potresti raccontarci il perché di questa scelta?
Abbiamo voluto dare al fumetto una connotazione Sarda. Avevamo deciso di usare lo schema giapponese del Robot gigante ma infarcendolo con la nostra cultura e la nostra storia. Se il Giappone ambienta tutte le sue storie a Tokio e l’America a New York perché noi non avremmo dovuto ambientare la nostra storia in Sardegna? Così la nostra isola è diventata protagonista di questa avventura. Basta pensare che la Base Talo è posta all’interno del Gennargentu, il volto del Robot è una rielaborazione tecnica della maschera del carnevale di Ottana, il Boe, e molti delle figure di spicco hanno tipici nomi sardi.
Certo, c’è sicuramente una vena goliardica accentuata ma sarebbe un errore fermarsi alla superficie. Giuseppe voleva che questa storia si innalzasse ben oltre il puro divertimento. Ne abbiamo parlato più volte.
Voleva che Gaurru Z diventasse uno strumento di riappropriazione culturale. Un fumetto che mostrasse la Sardegna non solo quale terra millenaria, ma proiettata verso il futuro con un ruolo centrale.
8) “Secretum Omega” è il titolo della prima storia di Gaurru Z, ci sono altri titoli pubblicati? Vedremo altre pubblicazioni in futuro?
Purtroppo Giuseppe ha portato con se tutte le sue idee. Non ha lasciato nulla di scritto di questa storia molto complessa che si sarebbe dovuta sviluppare in dieci capitoli. Abbiamo realizzato due episodi: Secretum Omega, che hai citato, e I want to Believe.
Gaurru Z resterà purtroppo un’incompiuta.
Tuttavia con Antonio Porcu, in omaggio alla memoria di Giuseppe, abbiamo scritto e disegnato un ultimo capitolo intitolato “La resa dei conti”. Una raccolta di scritti e disegni realizzati nel rispetto delle conversazioni avute con Giuseppe. E per una volta è stato di nuovo come ricomporre il trio.
9) Parlaci della tua passione per la Fantascienza, come intendi questa forma di espressione?
Amo la fantascienza che unisce l’avventura ai dilemmi etici, che presenta con lente deformata aspetti della società ma senza facili moralismi. Odio la morale alla fine di ogni opera. La verità ognuno la deve trovare dentro sé stesso, non aspettare di essere imboccato.
In questo senso la serie classica di Star Trek è un esempio perfetto di ciò che intendo.
10) Secondo te esiste qualcosa che accomuna ogni vero appassionato di Fantascienza?
Una volta lo pensavo ma adesso credo di no. Ognuno prende ciò che gli piace e se lo cuce addosso come un vestito.
11) Quali sono i tuoi manga/anime preferiti (e perché)?
Lupin III, soprattutto i sei episodi della prima stagione, quelli conosciuti per la giacca verde. Sono delle storie adulte, crude, vere, con dei personaggi per certi versi indecifrabili, dialoghi secchi, e un tratto che ha fatto la storia del disegno.
Lo si potrebbe riassumere come un noir anni 70 con accompagnamento Jazz. Un po’ gli stessi motivi che mi hanno fatto amare in seguito Cowboy Be-bop.
12) Da appassionata di supereroi Marvel: personaggi preferiti, fumetti e film preferiti?
Nei fumetti adoro Black Widow ovviamente. E’ il mio ideale di supereroina: forte, indipendente, sfaccettata. Tra i film il mio preferito è “Avengers” di sicuro il più adrenalinico e divertente. Da un punto di vista della composizione dell’immagine è un capolavoro. Mi piace anche molto il ciclo a fumetti che si basa sull’Universo dei film.
13) Raccontaci della tua passione per il cosplay, com’è nata e quali sono i tuoi costumi preferiti?
Il primo costume è stato quello di Star Trek, serie classica. La passione nasce qui, nel mondo della fantascienza, per puro divertimento.
Il travestimento più difficile è stato in assoluto quello da schiava di Orione, con un vestito tagliato e cucito da me e tanta pittura verde per colorare la pelle.
Il costume più bello invece è quello da Vedova Nera.
Il più divertente è stato invece l’ultimo... Quello da Harley Quinn.
14) C’è qualche franchising che segui con particolare attenzione, ad esempio: Star Wars, Star Trek, Battlestar Galactica, ecc? Quale preferisci?
Ho seguito tutte le serie che citi e aggiungo anche Spazio 1999 e Doctor Who . Trovo tutto interessante ma l’Enterprise di James T. Kirk rimane la mia preferita. Per quanto non rifiuterei un passaggio sul Tardis.
15) Segui convention fantascientifiche? E in caso affermativo: quali sono le convention più divertenti o che ricordi con maggiore entusiasmo?
Non ho grandi possibilità di frequentare molte convention. In passato ho partecipato ad alcune Reunion del Club di Star Trek. Le ricordo con affetto perché oltre ai giochi, alla serata dei costumi, ai banchetti con fumetti, libri e altro, si era instaurato un clima di amicizia e familiarità che rendeva il soggiorno piacevole e spassoso. Ultimamente invece ho avuto modo di essere ospitata alla Deepcon. Un’esperienza davvero entusiasmante. Un ambiente veramente ricco di stimoli, di appassionati e di curiosità.
16) Star Trek vs Star Wars. Personalmente non mi ha mai entusiasmato il tifo calcistico fra i fan di questi due franchise. Cosa pensi a riguardo?
Penso che si possano apprezzare entrambe senza dover obbligatoriamente scegliere. Sono due capisaldi della fantascienza. Anzi, sono delle vere e proprie icone. Certo, per sensibilità propria, uno può sentirsi più affine ad un universo piuttosto che ad un altro. Ma alimentare un’ opposizione tra Star Trek e Star Wars mi sembra una cosa piuttosto puerile.
E’ come chiedere ad un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà.
17) Parliamo di letteratura fantascientifica e fantastica in Italia. Sembra che la narrativa legata al fantastico continui ancora a essere considerata come di “serie B”, poco seria, eternamente immatura rispetto alla (cosiddette) produzioni “colte”, rispettabili e ufficialmente riconosciute (in poche parole: mainstream). Credi che esista la possibilità affinché anche la narrativa fantastica e fantascientifica, in Italia, riesca finalmente a conquistare lo spazio e l’importanza che merita… oppure davvero non c’è speranza?
La fantascienza è secondo me lo strumento migliore per analizzare la realtà mostrando le possibili derive sia della tecnologia che delle costruzioni sociali. In questo senso, la fantascienza, è sempre stata profetica e rivoluzionaria. A cosa sia dovuto in Italia il fatto di essere relegata in serie B è difficile dirlo. Sicuramente esiste un fattore culturale, una sorta di pregiudizio, purtroppo difficile da sradicare. Certamente spero in un cambiamento.
18) Quali sono secondo te gli ingredienti indispensabili per una buona storia da raccontare?
Una trama accurata e avvincente, dei personaggi raccontati in modo credibile e un universo capace di stare in piedi per tutta la durata del racconto.
19) Passioni e interessi al di fuori dell’illustrazione e disegno?
Amo i viaggi, la Sardegna, i gatti e l’Opera lirica.
20) Con quest’ultima domanda ti ringrazio per aver partecipato a questa intervista. Puoi anticiparci qualche nuovo progetto, o iniziativa in cantiere?
Quando accetto un lavoro ho una sola pretesa: Divertirmi io per prima. Al momento sono fortunata perché il fumetto che ho per le mani mi diverte anche se mi impegna tantissimo. Mi consente di evadere con la fantasia in un mondo lontanissimo. Un mondo di cui ancora non posso parlare.