Emiliano Longobardi esordisce come sceneggiatore nel 1999 con l'albo Xiola - Primo sangue (Liberty), scritto insieme ad Antonio Solinas e disegnato da Werther Dell'Edera.
Dopo sette anni dedicati alla critica e all'informazione fumettistica con Rorschach.it e Comicscode.net, riprende nel 2006 l'attività di sceneggiatore.
E' presente sui primi tre numeri di Mono (Tunuè, disegni di Werther Dell'Edera, Elena Casagrande e Gianfranco Giardina), ha pubblicato una short su Donnell&Grace - Bluelights (IDEAcomics, disegni di Massimo Dall'Oglio) ed è fra gli autori di Killer Elite n.2 (Bottero Edizioni, disegni di Gianfranco Giardina e Andrea Del Campo).
Rusty Dogs è una serie di fumetti di genere Noir, Crime, Hard Boiled composta da 50 storie brevi pubblicate dal 2009 al 2019 come webcomics e, sempre nel 2019, raccolte in un unico volume cartaceo. Ogni storia è stata illustrata da un disegnatore, per un totale di cinquanta artisti fra i migliori del panorama italiano.
Ecco i disegnatori che hanno partecipato al progetto:
ArmitanO, Elisabetta Barletta, Antonello Becciu, Michele Benevento, Giacomo Bevilacqua, Lelio Bonaccorso, Riccardo Burchielli, Giancarlo Caracuzzo, Raul Cestaro, Luca Claretti, Massimo Dall’Oglio, Davide De Cubellis, Andrea Del Campo, Werther Dell’Edera, Fabio Detullio, Fabrizio des Dorides, Michele Duch, Pasquale Frisenda, Andrea Gadaldi, Pier Gallo, Davide Garota, Gianfranco Giardina, Giulio Giordano, Giuliano Giunta, Emanuele Gizzi, Simone Guglielmini, Antonio Lucchi, Giuseppe Marinello, Alberto Massaggia, Francesco Mortarino, Guido Nieddu, Lorenzo Palloni, Giuseppe Palumbo, Davide Pascutti, Michele Petrucci, Rossano Piccioni, Giorgio Pontrelli, Maurizio Ribichini, Andrea Rossetto, Armando Rossi, Lorenzo Ruggiero, Antonio Sarchione, Daniele Serra, Marco Soldi, Cristiano Spadoni, Claudio Stassi, Joachim Tilloca, Riccardo Torti, Iacopo Vecchio e Walter Venturi.
Rusty Dogs è stato finalista al Premio Micheluzzi 2010/2011/2012/2013/2016 (Napoli Comicon), ai Leoni di Narni 2013, ai ComicUS prize 2010/2011/2012/2015 e ai Nella rete del fumetto Awards 2014/2015 nella categoria "miglior webcomic"; ha inoltre vinto la 1° edizione del premio Il Posto Nero Excellence 2012 nella categoria "Progetto Web - Italia" e l'edizione 2016 degli Audaci awards nella categoria "Miglior sceneggiatore".
Per ordinare le tue copie di "Rusty Dogs" invia una richiesta a questo indirizzo:
Ecco a voi l'intervista.
1) Raccontaci come è nata l'idea di Rusty Dogs, cosa ti ha spinto a intraprendere questo progetto?
L'idea-base è stata di provare a mettere nello stesso gruppo di lavoro molti disegnatori che mi piacevano da lettore e che pensavo sarebbero stati perfettamente a loro agio con atmosfere, ambientazioni e personaggi crime-noir o perché già avevano sperimentato quelle temperatura narrative o perché comunque mi sembrava avessero una certa predisposizione per un certo tipo di narrazione.
Da lettore ho sempre amato storie di quel tipo e dopo l'esperienza sulle riviste online di critica fumettistica come Rorschach e Comics Code avevo deciso di smettere di scrivere di fumetti, ma volevo riprendere a scriverli. Così ho lavorato un po' sulla suggestione, poi è venuta fuori l'idea di storie diverse ma con la medesima ambientazione e sono partito.
Non essendo un editore e non avendo budget a disposizione, ma sovrabbondando di presunzione e faccia tosta, ho pensato di contattarli partendo da quelli con cui avevo già rapporti di amicizia per cui non avrebbero frainteso la proposta di lavorare a un progetto zero-budget.
Devo però dire una cosa, senza nulla togliere ovviamente ai disegnatori e alla gratitudine che provo e proverò sempre per la generosità ed entusiasmo con cui hanno aderito al progetto: se non avesse accettato di salire a bordo – primo fra tutti – Mauro Mura (curatore grafico e letterista della serie), non sarei mai partito: lui e Andrea Toscani (che mi ha fatto da editor) mi hanno accompagnato per tutti e dieci anni che è durato Rusty Dogs online e non so se avrei mantenuto la rota senza il loro fondamentale e appassionato apporto.
2) Quali sono state le maggiori fonti di ispirazione?
Tantissime davvero, come – immagino – per chiunque si cimenti con qualcosa di creativo. Nel caso specifico, però, di certo le tonnellate di fumetti, romanzi e film crime, noir, polizieschi di cui mi sono cibato, ma anche due linguaggi come musica e fotografia.
Per fare dei nomi, imponendomene solo tre per ogni linguaggio e limitandomi a quelli dello stesso genere, direi: Storia di cani di Peppe Ferrandino e Giancarlo Caracuzzo, Stray Bullets di David Lapham e Sin City di Frank Miller per quanto riguarda i fumetti; Non è un paese per vecchi di Cormac McCarthy, Cane mangia cane di Edward Bunker e American Tabloid di James Ellroy per quanto riguarda i crime/noir letterari; Rapina a mano armata di Stanley Kubrick, Carlito's way di Brian De Palma e Mean Streets di Martin Scorsese per il cinema; per la musica, Tom Waits, Bruce Springsteen e Johnny Cash; per la fotografia, infine, Elliott Erwitt, Robert Frank e Jacob Riis.
3) Hai pensato da subito alla realizzazione di un numero di cinquanta episodi oppure è stata un’idea maturata in corso d’opera?
All'inizio gli spunti erano per una trentina di episodi, ma mentre cercavo i disegnatori e man mano che iniziavamo a pubblicare i primi episodi, diversi bravissimi autori si sono offerti spontaneamente e mi sono ingolosito all'idea di poterci collaborare, per cui ho rilavorato sulla scaletta e mi sono imposto di chiudere comunque a 50, sia per evitare rischi di sovrabbondanza ripetitiva sia perché era un bel numero tondo.
4) Tutti gli episodi di Rusty Dogs sono composti da quattro pagine. Costruire una storia in così poco spazio non è per niente facile. Raccontaci il perché di questa scelta e del suo impatto nel lavoro di sceneggiatura. Hai mai avuto la tentazione di “sforare” questo limite?
Quando ragionavo su come impostare il progetto, immaginavo che la lunghezza degli episodi sarebbe stata variabile tra una, due, tre o quattro pagine, anche in base all'impegno che mi avrebbe potuto garantire ogni disegnatore. Man mano che però ho cominciato materialmente a scrivere ogni episodio, mi sono reso conto che il numero minimo di tavole, per le mie capacità di sintesi di un intreccio che avesse un minimo di respiro e che non imponesse di risolvere tutto con una gag o la suggestione estemporanea, era quattro pagine.
Dopo una decina di episodi mi sono trovato totalmente a mio agio con quel passo di racconto, che lo fa sembrare quasi una classica canzone da 3 minuti e mezzo e ha un equilibrio suo molto “giusto” (apertura, sviluppo centrale, chiusura con i giro-pagina nei punti ideali) e perfetta per rispondere alla necessità di un progetto seriale di poggiare su codici interni propri (oltre al numero di pagine, anche la griglia di base fissa a quattro strisce con due vignette per pagina e con la prima e l'ultima vignetta della storia che sono sempre strisce e – la prima – con l'inquadratura ricorrente sulle mani del protagonista dell'episodio). Da lì in poi non sarei più stato in grado di immaginare una storia che non avesse quel passo: se un episodio avesse avuto necessità di maggior spazio, non sarebbe stata adatta per Rusty Dogs.
5) Come mai "Cani Arrugginiti"? Cosa si cela dietro la scelta del nome “Rusty Dogs”?
Il titolo di lavorazione iniziale, che condensa in sé il senso-base di Rusty Dogs, preferisco non dirlo perché anticipa troppo un aspetto che preferirei emergesse nel corso della lettura, però era un avverbio che ha a che fare col tempo. A Rusty Dogs ci sono arrivato partendo dallo Stray Bullets di Lapham e – soprattutto - perché mi piaceva molto l'idea che la metafora del cane come specchio dell'umano fosse centrale e ricorrente, ma non invasiva, un po' come in Storia di cani di Peppe Ferrandino e Giancarlo Caracuzzo o Cane mangia cane di Edward Bunker che ho citato prima. Sono partito quindi da Stray Dogs, ma volevo distanziarmi completamente da Stray Bullets e mancava comunque il riferimento alla metropolitanità degli episodi, tutti ambientati in un quartiere fittizio di New York attraversato dalla sopraelevata, e al fatto che i personaggi fossero tutti corrotti o spezzati interiormente. Il passaggio a Rusty Dogs è stato consequenziale e definitivo.
6) Quali sono stati gli aspetti più impegnativi legati al mantenimento di questo progetto nel corso degli anni?
Non farsi prendere troppo dalla depressione e dal tentativo di mollare quando – per comprensibilissimi motivi, dati i presupposti del tipo di collaborazione – tardavano ad arrivare i disegni e si diradava necessariamente la periodicità di uscita dei diversi episodi. L'idea iniziale era di chiudere tutto il progetto in due o tre anni, ma ce ne sono voluti dieci. Alla fine, quanto e più della voglia e del divertimento di farlo (che sono stati elevatissimi), ha contato sicuramente la testardaggine ossessiva nel volerlo vedere concluso e non interrotto a metà.
7) Raccontaci un po' del processo creativo. Come avveniva la lavorazione di un tipico episodio di Rusty Dogs? Oltre ai disegnatori ti sei avvalso del supporto di altri collaboratori?
A ognuno dei disegnatori coinvolti ho garantito che mi sarei impegnato nello scrivere una storia che gli fosse congeniale e che fosse per lui divertente e piacevole da disegnare. Allo stesso tempo, ogni episodio avrebbe dovuto ovviamente rispondere alle esigenze delle caratteristiche della serie ed è su questi due binari che ho scritto tutti e cinquanta gli episodi, che di solito mandavo in blocchi da tre o quattro ad Andrea: ne discutevamo insieme e – nel caso – rivedevo ciò che c'era da rivedere in termini di dialoghi o soluzioni poco felici. Una volta ultimata questa fase, passavo la sceneggiatura al disegnatore, ognuno dei quali la affrontava a modo proprio, chi condividendo ogni minimo passo lavorativo (bozzetti, layout) e intervenendo verticalmente nel processo di realizzazione, chi invece facendomi avere a metà percorso le matite, chi metabolizzando e vivendo la lavorazione in forma più privata e facendomi poi avere il lavoro finito (che comunque discutevamo in caso di particolari da correggere). Una volta finiti i disegni, le tavole passavano a Mauro, che le letterava e realizzava per ognuna una specifica soluzione grafica d'apertura della prima vignetta. Dopo un'ulteriore supervisione del tutto a quattro mani e quattro occhi fra me e Andrea, l'episodio andava online.
8) Ci sono degli episodi a cui sei particolarmente affezionato?
Ogni episodio ha una propria back-story che riguarda il rapporto col disegnatore con cui l'abbiamo realizzato. Ogni episodio ha significato settimane, mesi o anni di rapporto. Nei dieci anni di lavorazione abbiamo vissuto – ognuno di noi – momenti felici e momenti dolorosi, momenti di passaggio e cambiamento.
Allo stesso tempo, Rusty Dogs è un insieme unico, ci ho lavorato con l'intenzione di dargli comunque un respiro narrativo il più possibile organico e per questi due motivi speculari e complementari non riesco davvero a isolare niente: è un tutt'uno e mi piace che sia così.
9) Com’è stata e com’è tuttora la risposta del pubblico?
La frequenza troppo dilatata di pubblicazione ai tempi del web-comic è stata croce e delizia. Croce perché le migliaia di lettori dei primi due/tre anni sono andati persi durante le prime lunghe pause fra un episodio e il successivo. Delizia perché ogni volta, però, c'è stato modo di incontrare anche un nuovo pubblico e di riuscire a fidelizzarne buona parte. Una volta uscito il volume, a compimento del percorso online della serie e a celebrazione dei dieci anni, a fine 2019, le vendite sono andate molto bene. Per il 2020 avevo anche già fissato 25 date di tour di presentazione in tutta Italia, ma poi è arrivata la pandemia, che ha spazzato via ogni velleità e questo ha inciso notevolmente sulla diffusione del libro. Ora, a distanza di quattro anni e mezzo dall'uscita, posso però almeno dire che abbiamo superato la soglia di pareggio. Il problema è che un volume con quasi cinque anni di vita sulle spalle è difficile da proporre e non sono poche le difficoltà nel cercare di spingerlo ancora, cosa che però non rinuncio a fare.
10) Ci sono differenze tra il volume cartaceo e gli episodi digitali? Hai dei particolari consigli di lettura da offrire a chi si avvicina per la prima volta a Rusty Dogs?
Abbiamo operato la pulitura dei refusi di testo e Mauro ha integralmente rifatto il lettering. Un'ulteriore, sostanziale differenza riguarda l'ordine di pubblicazione degli episodi: online era legata soprattutto all'ordine di arrivo degli episodi, nel volume – tenendo fisso l'ordine del primo, del venticinquesimo e degli ultimi quattro – ho rimontato quello di tutti gli altri seguendo l'idea che mi ero prefissato mentre scrivevo la serie e per me – in volume – si può apprezzare molto meglio il quadro d'insieme.
11) Nella tua libreria, la Libreria Azuni, i fumetti rivestono da sempre una grande importanza sia per quanto riguarda i titoli più noti che per le produzioni più ricercate... Cosa rappresenta per te il fumetto e quando è nata questa passione?
A cinquantadue anni, considerando che sono cresciuto con i fumetti in casa e sui fumetti ho imparato a leggere prima delle elementari senza mai smettere fino a ora, considerando anche che da adolescente provavo a farli cimentandomi anche col disegno, che da giovane adulto ho iniziato – da libraio – venderli e continuo a farlo dopo trentatré anni, che ho partecipato attivamente a fanzine e circoli fumettistici, che ho esordito come sceneggiatore nel '99 e continuo a scrivere oggi, che l'ho fatto per dieci anni con Rusty Dogs, considerando che me ne sono occupato come critico per sette anni e come divulgatore in tante altre occasioni... Beh, considerando tutto questo penso di poter dire con un buon margine di certezza che per me il fumetto sia il modo ideale per leggere il mondo.
12) Raccontaci della tua esperienza nei blog e nei magazine web dedicati al fumetto. Collabori ancora con queste realtà? C’è ancora spazio per i blog di appassionati nell’era dei social? (Personalmente, ogni tanto ammetto di provare una certa nostalgia verso i blog e addirittura anche i cari vecchi forum di discussione...)
Dopo il diploma, nel '91, di ritorno dalla mia prima Lucca dov'ero stato insieme a un gruppetto di amici, decidemmo di creare una fanzine cartacea, che uscì per tre anni. Dopo una lunga pausa in cui mi sono dedicato più alla scrittura di storie, nel '99 ritornò ancora il desiderio di occuparmi di critica e informazione e l'ho fatto da allora fino al 2006 co-fondando due realtà, Rorschach prima (la prima newletter italiana di critica e informazione fumettistica, poi divenuta sito) e Comics Code poi. Fu un periodo davvero pioneristico, perché contestualmente nascevano tante realtà analoghe e si formava quello che è stato per anni il panorama della critica fumettistica contemporanea. C'era tutta l'energia e la voglia di fare di momenti simili, energia e voglia che compensavano la scarsità di mezzi e la mancanza di un rientro economico, ma che non erano infinite e – com'è “naturale” che sia – destinate a spegnersi a causa delle storture di un ambiente – quello del mondo del fumetto italiano – che allora sembrava maggiormente incline a premiare il pressapochismo prono e “carrieristico”. In ogni caso, ciò che prevalse in me fu la voglia di tornare a scrivere fumetti, di farli più che di scriverne.
13) Ora pensiamo un attimo a chi ancora considera i comics come una forma di espressione immatura o comunque di serie b… Cosa potremmo dire a codesti individui?
Peggio per loro.
14) Raccontaci di altre esperienze come sceneggiatore o scrittore, quali sono quelle che ricordi con maggior soddisfazione?
Il mio curriculum – in termini quantitativi – è piuttosto scarno, per non dire scarso, però sono estremamente legato al mio esordio con Xiola – Primo sangue della Liberty di Ade Capone, co-scritto con Antonio Solinas e disegnato da Werther Dell'Edera. La scarica di adrenalina il giorno in cui venne accettata la proposta, iniziare il percorso insieme ad Antonio e Werther, all'esordio anche loro, vedere l'albo stampato, vedere poi – negli anni – come quelli che erano due amici sono ora anche due professionisti affermati e apprezzati (Werther pure a livello internazionale) e sapere che tutto è partito da lì, è un insieme di emozioni davvero forte. Unitamente al fatto che quel momento è indissolubilmente legato anche al ricordo di una persona come Ade, sceneggiatore ed editore, che oggi – purtroppo – non c'è più.
15) Oltre a essere un amante di Noir e Crime sei anche un grande appassionato di Fantascienza. Qual è il tuo approccio verso la Science Fiction? Quali sono le opere fantascientifiche (di qualsiasi tipo: letterarie, a fumetti, visive) che preferisci?
Il mio approccio è di curiosità, sempre, che è il motore che mi spinge verso qualsiasi esperienza di lettura. Il rapporto speciale con la fantascienza dipende tutto da 2001: Odissea nello spazio, film visto da bambino che mi ha non solo fatto innamorare di Kubrick, ma – appunto – di un intero genere narrativo. Proseguendo col cinema, altri film che hanno formato il mio immaginario fantascientifico e non solo sono sicuramente 1997: Fuga da New York ed Essi vivono di John Carpenter, Blade Runner e Alien di Ridley Scott, la saga de Il pianeta delle scimmie, Metropolis di Fritz Lang, tutta la saga di Matrix, Akira di Otomo, e la pianto qui perché farei notte. Per i romanzi, faccio prima a citare, intanto, un intero sottogenere, il cyberpunk, scoperto in diretta con Neuromante di William Gibson e che fu una vera e propria mitragliata di suggestioni durata fino al post-cyberpunk di Neal Stephenson, ma non da meno sono state le letture della saga di Dune di Frank Herbert, moltissimi romanzi di Philip K. Dick, tutto ciò che ho letto di due enormi scrittrici come Ursula K. Le Guin e Margareth Atwood, La strada di Cormac McCarthy. Più di recente, negli ultimi dieci anni, mi hanno sorpreso e appassionato parecchio Cixin Liu, Ian McDonald, Hugh Howey, Naomi Alderman, James S.A. Corey, ma – soprattutto – China Mièville, un altro autore che mi ha aperto la scatola cranica in due e le ha fatto prendere aria buonissima. Passando ai fumetti, da ragazzino mi si incendiarono gli occhi con il Lone Sloane di Druillet, l'esperienza di lettura più vicina alla sostanza psicotropo-lisergica che abbia mai provato, ma ho adorato anche l'Incal di Jodorowsky e Moebius e poi, a raffica come mi vengono, la saga di Martha Washington di Frank Miller e Dave Gibbons, L'Eternauta di Oesthereld e Solano Lopez, Oblivion song di Robert Kirkman e Lorenzo de Felici, Decorum di Jonathan Hickman e Mike Huddleston, Dmz di Brian Wood e Riccardo Burchielli, Akira di Katsuhiro Otomo, Ghost in the shell di Masamune Shirow, 2001 Nights di Yukinobu Hoshino, Nausicaa di Hayao Miyazaki, Grey di Yoshihisa Tagami, Eden di Hiroki Endo, qualsiasi cosa somigli alla fantascienza di Naoki Urasawa, qualsiasi cosa anche brutta di Tutsomu Nihei, Undiscovered country di Scott Snyder, Charles Soule e Giuseppe Camuncoli e tonnellate – letteralmente tonnellate – di altri fumetti.
16) Entrando nella tua libreria saltano all’occhio degli stupendi spazi dedicati alla Fantascienza, al Fantasy e all’Horror/Weird. Secondo la tua esperienza, qual è lo stato di salute della letteratura legata al fantastico nel nostro Paese? Parliamo ancora di fenomeni di nicchia oppure esistono segnali di apertura verso un pubblico più vasto?
Dopo un ventennio in cui domanda e offerta sembravano convergere quasi unicamente verso il giallo e il noir, negli ultimi dieci anni le cose sono progressivamente cambiate e stiamo assistendo a una sempre più consistente serie di proposte legate al fantastico. Ed era ora, devo dire. In particolare, fantascienza e fantasy arricchivano i cataloghi di diverse case editrici negli anni Ottanta e primi Novanta, ma in seguito – con sporadiche eccezioni – non hanno più avuto significativa presenza negli scaffali. Nell'ultimo lustro, poi, anche l'horror ha ricominciato a fare capolino in maniera sempre più convincente, anche grazie alla spinta delle riscoperte e nuove tendenze come il weird e il new-weird. L'impressione è quella di un buon momento, che però spero abbia continuità e non rischi di spegnersi come tutte le micro-bolle.
16)B ...e i giovani? È vero – come spesso si sente ripetere nei mezzi d’informazione – che non leggono o leggono poco?
Sì, in gran parte è vero, ma com'è vero che spesso si cerca di intercettarne i gusti in maniera scomposta (non tutto ciò che passa per Tik Tok e che funziona all'estero è detto che funzioni anche in Italia). Com'è altrettanto vero che – quando invece leggono – i ragazzi leggono quanto e più degli adulti.
17) A prescindere dai generi e dalle etichette, quali sono gli ingredienti che secondo te non devono mai mancare per riuscire a scrivere una grande storia, degna di essere vissuta fino all’ultima pagina?
Te lo dirò quando riuscirò a scriverne una e riuscirò a campare per il resto della vita grazie alle royalties che mi regalerà.
18) Stai lavorando a qualche nuovo progetto?
Sì, si tratta di quattro progetti abbastanza impegnativi di storie lunghe, ai quali sto dedicando il giusto tempo di incubazione e gestazione. Tre storie che incrociano tre generi diversi (fantascienza, fantasy e horror) e una invece di ambientazione storica, a fine Ottocento. Inoltre, dallo scorso anno ho cominciato a occuparmi di comunicazione aziendale tramite il fumetto.
19) Ringrazio Emiliano per la sua disponibilità e condivido i link per restare in contatto con lui:
- Sito Rusty Dogs
- Ordinare Rusty Dogs:
- Libreria Azuni (Facebook)
- Libreria Azuini (Instagram)